Seta, piume, Charleston e odore di cipria. A Mercanteinfiera esplode la moda de Les Années Folles
di Samantha De Martin
Aspettando la collaterale alle Fiere di Parma dal 29 febbraio all’8 marzo
Il curatore Paolo Aquilini, direttore del Museo Didattico della Seta di Como, ci concede qualche chicca sulla mostra “The Golden Twenties. Vita e moda del decennio de Les Années Folles”.
Un metro alle pareti – una sorta di miglio degli anni Venti – per raccontare, attraverso la moda, Les Années Folles di Coco Chanel e dei beni di consumo durevoli celebrati da Henry Ford, gli anni del Charleston e della grande motorizzazione di massa, “celebrando”, al tempo stesso, i cento anni di ingorghi stradali che hanno imposto alle donne (pensate un po’) un abbigliamento più comodo, leggero e adatto alla guida.In queste piccole rivoluzioni di stile, che, anno dopo anno, a partire dagli anni Venti, hanno tracciato le radici di tutta la moda a venire fino ad oggi, grande protagonista è stata la seta. E mentre il punto vita si abbassa, la gonna si accorcia di pochi centimetri ogni anno – passando dalla caviglia al polpaccio, per superare finalmente il ginocchio nel 1927 – la disinvolta flapper girl che fuma la sigaretta con il bocchino e sventola il ventaglio piumato tra un Charleston e l’altro diventa l’immagine più rappresentativa di un’epoca di grandi stravolgimenti.
“Nel 2020, anno che promuove Parma a Capitale Italiana della Cultura, ragionare su una mostra che abbia al centro gli anni Venti è d’obbligo. Per questo motivo, quando Ilaria Dazzi, brand manager di Mercanteinfiera, mi ha sollecitato a riflettere su una mostra collaterale, il pensiero è subito andato alle tendenze di cento anni fa” spiega Paolo Aquilini, direttore del Museo Didattico della Seta di Como. Spetterà a lui portare, da curatore, nel Padiglione 4 – fiore all’occhiello del caleidoscopico carosello della Mostra internazionale di modernariato, antichità e collezionismo che dal 29 febbraio all’8 marzo condurrà appassionati d’arte, buyer, architetti o semplici curiosi attraverso i 45mila metri quadri di superficie espositiva – tutta la magia scoppiettante dei Ruggenti anni Venti. Anni di suoni e profumi, di paillettes scintillanti e morbide piume, che, alle Fiere di Parma, accompagneranno gli ospiti di Mercanteinfiera in un viaggio immersivo, anabasi all’interno di un mondo che luccica, e al tempo stesso catabasi tra movimenti politici ed economici che, in sordina, hanno gettato un nuovo periodo di ombra, di cui il Venerdì Nero del 1929 è solo l’uscio d’ingresso. Una crisi velata, attutita dalle note del jazz che rimbombano nei locali notturni e dal brusìo di una società in fermento.
@Credits Photo Museo della Seta di Como
Il Museo Didattico della Seta si occupa della filiera tessile del comasco, radicata dalla seconda metà del Cinquecento. Mettendo insieme i vestiti di proprietà del Museo e quelli che ho avuto in prestito da alcuni imprenditori tessili comaschi che hanno generosamente aperto le loro collezioni, ho pensato di raccontare la moda tout court negli anni Venti a partire da due date. La prima è quella del Congresso di Versailles, del 1919, che sancisce la fine della prima guerra mondiale, segnando il cambio di un’epoca, all’indomani della Belle Époque. La seconda è il 1929, con il Venerdì nero di Wall Street che chiude idealmente Les Annés folles. L’obiettivo di questa collaterale, pertanto, sarà quello di raccontare questo decennio attraverso la moda”.
Il percorso allestito al Padiglione 4 di Mercanteinfiera – che si preannuncia come sempre sorprendente – sarà anche un’occasione per ripercorrere la cultura di quei tempi.
“Non dimentichiamo – continua Aquilini – che negli anni Venti viene scoperta la Tomba di Tutankamon, elemento che determina, anche nella moda, un revival della cultura egiziana. Gioielli, ornamenti, motivi iconografici vengono così riproposti, evidenziando quel forte connubio tra moda, storia e società”.
Proviamo a strappare al curatore qualche chicca che attende buyer e visitatori della prossima edizione di Mercanteinfiera.
@Credits Photo Museo della Seta di Como
“Ci saranno una ventina di vestiti splendidi, di altissima gamma, abiti da sera e da passeggio, e tanti ornamenti, dai ventagli da sera con le piume di struzzo di inizio anni Venti, alle borsette d’argento che le donne usavano per andare al teatro, e ancora fantastici 78 giri, essendo quelli gli anni del Charleston, durante i quali persino il modo di muoversi e di ballare cambia”.
E ancora, non mancheranno i gioielli, selezionati dalla storica e critica del gioiello Bianca Cappello, docente e autrice di libri su questo argomento. Un trionfo di luce dato dal platino e dai diamanti ma anche dagli strass e dai cristalli che scintillano nelle spille, negli anelli e nei bracciali e anche nelle fibbie, tutti dai decori raffinati e rigorosamente geometrici. E per le serate danzanti, oltre ad elegantissimi e lunghi orecchini in onice e diamanti, tanti coloratissimi sautoir, collane molto lunghe che, cadendo all’altezza dell’ombelico, terminavano con un pendente a nappa con frange sottolineando così le linee del corpo anche nei balli più scatenati.
Dalle scatole portacipria e porta-profumo, appartenute chissà a chi, si espande l’essenza di un’epoca, esplorata attraverso un percorso che si preannuncia divertente, ma soprattutto interessante, frutto delle testimonianze preziose conservate dal 1990 tra le sale del Museo Didattico della Seta di Como. Si tratta dell’unica istituzione museale al mondo in grado di descrivere l’intero processo di produzione tessile, dal baco da seta ai filati colorati, dalla stampa a mano alle collezioni di moda, attraverso un centinaio di pezzi – tra telai e filandine, pirole, tini per la tintura dal baco – frutto di donazioni fatte al museo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta.
@Credits Photo Museo della Seta di Como
Ma “The Golden Twenties. Vita e moda del decennio de Les Années Folles” è anche l’esito di un processo di rinnovamento intrapreso dal Museo della Seta circa tre anni fa. Oltre alle classiche visite guidate (anche per i non vedenti) che raccontano l’industrializzazione del comasco legata al tessile, dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni Settanta del Novecento, il museo propone diversi approfondimenti su temi molteplici.
“Ad affiancarmi nella realizzazione di questa mostra – spiega Aquilini – oltre al nostro Museo e ai prestatori privati, la Fondazione Setificio di Como, una scuola di chimica e di fisica che ha 161 anni e che insegna l’arte della seta, l’Associazione degli ex amici del setificio, e la consulenza di Samuele Magri, Storico dell’Arte e della Moda e docente in varie istituzioni a Milano e in Toscana, e di Bianca Cappello, storica del gioiello”.
Non resta quindi che attendere l’inaugurazione ufficiale, il 29 febbraio, per tuffarsi, ancora una volta, tra le sorprese straordinariamente accattivanti e gli incontri inaspettati nell’universo senza tempo di Mercanteinfiera.