In vino veritas: le infinite forme del cavatappi
in collaborazione con Musei del Cibo di Parma
Protagonista della seconda collaterale di Mercanteinfiera Autunno 2023 è il piccolo strumento che accompagna la nostra vita da secoli: il cavatappi.
Un oggetto di uso quotidiano disegnato per la prima volta da Leonardo Da Vinci, che nel Codice Atlantico, ci ha lasciato una serie di schizzi (1482 -1499). Del resto le origini del cavatappi risalgono proprio al XV secolo: secondo una prima ipotesi deriverebbe dall’attrezzo a spirale usato dai soldati per rimuovere le palle di piombo incastrate nelle canne dei fucili ad avancarica. Secondo un’altra ipotesi il precursore dei cavatappi sarebbe stato il punteruolo per botti.
Il primo brevetto della storia risale invece alla fine del Settecento. Da allora fu un susseguirsi di innovazioni e brevetti: agli inizi del XIX secolo nacque il cavatappi detto “a farfalla”; nel 1828, in Francia, quello “a rubinetto”, dieci anni dopo quello “a doppia vite”. Per avere il primo brevetto italiano sarà necessario attendere il 1864. Nacquero poi i cavatappi “a cremagliera” o “a pignone” e quelli “a manovella”, che ricordavano dei mini macinini da caffè; il cavatappi che noi più conosciamo, “a leve laterali”, risale alla fine dell’Ottocento.
Multiuso, tascabili, a leva, a meccanismo semplice, i cavatappi assumono mille forme e connotazioni tanto che nel ‘700 non stappavano solo le bottiglie, ma venivano utilizzati – nella loro versione gioiello – dalle donne dell’aristocrazia per aprire le boccette dei profumi, sigillati con tappi di sughero.
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