Mostra collaterale 39a Edizione
A cura di Paolo Aquilini, Clara Cappelletti
1919: Il Trattato di Versailles ufficializza la fine della Grande Guerra. Il conflitto mondiale lascia strascichi di dolore e speranze di vita nuova. Negli Stati Uniti e poi in Europa inizia a diffondersi il Jazz, che scaccia i cattivi ricordi e muove i corpi col suo ritmo sincopato in quattro quarti.
E’ in questo periodo di svolta, ottimismo e libertà apparentemente permanenti che sorge il culto della giovinezza, che la tecnologia entra nelle case di tutti sotto forma di telefono, radio, grammofono, automobile, che le donne abbandonano la loro aura di perfezione assumendo definitivamente un ruolo attivo e non subordinato.
La moda risente drasticamente di questo cambio di vita epocale, scandito da un susseguirsi di piccole rivoluzioni di stile che anno dopo anno formano le radici di tutta la moda a venire fino ad oggi.
Attraverso una linea temporale che racconta il decennio 1919-1929 il Museo della Seta di Como, con il contributo prezioso dei suoi partner, espone abiti, oggetti, accessori, preziosi tessuti e reperti risalenti al periodo degli Anni Ruggenti.
L’inizio del decennio appare indeciso e timido di fronte al cambiamento. Il punto vita si abbassa, la gonna si accorcia pochi centimetri ogni anno: nel 1923 è già alla caviglia, nel 1924 al polpaccio, nel 1925 appena sotto il ginocchio e nel 1927 finalmente lo supera, per la prima volta nella storia della moda. E’ iniziato il tempo della donna spudorata, della flapper girl che si ritocca il trucco in pubblico, fuma la sigaretta con il bocchino, sventola il suo ventaglio piumato tra un charleston e l’altro.
Il Museo della Seta propone per Mercanteinfiera un viaggio immersivo e sensoriale, tra suoni e profumi, paillettes brillanti e morbide piume. Un viaggio che mentre appare un’anabasi all’interno di un mondo che luccica, si rivela una catabasi tra movimenti politici ed economici che in sordina determinano quello che sarà un nuovo periodo di ombra, di cui il Venerdì Nero del 1929 è solo l’uscio d’ingresso.
Ma la musica jazz, nei locali notturni, è troppo alta per poterne sentire l’avvento.