Mostra collaterale 23a Edizione
A cura di Augusto Panini e Paolo Aquilini
“Un viaggiatore in questo paese non porta provviste,…, e nemmeno ducati o dracme. Deve portare con lui pezzi di sale e nazhms ( fili di perle di vetro) e qualche sostanza aromatica.”
Così scriveva, nel 1352, Ibn Battuta, viaggiatore marocchino, sulla via che da Oualata, nell’attuale Mauritania, lo portava a Timbuctu.
Sin dal XIV secolo, quindi, la perla di vetro era considerata una valida moneta di scambio, bella, facile da trasportare e non deperibile.
Le navi della Serenissima raggiungevano i porti della Tunisia, dell’Algeria e del Marocco, dove i Veneziani avevano installato depositi a Kairouan, Costantina e Tlemcen, luoghi di partenza delle carovane versi i ricchi mercati di Timbuctu, Agades, Gao, Oualata.
Dopo la scoperta dell’America e lo sviluppo delle marinerie europee, le nuove rotte commerciali confluivano nel Golfo di Guinea, dove le navi portoghesi, spagnole, olandesi e inglesi sbarcavano le loro merci da barattare con avorio, legni pregiati, olio di palma e schiavi.
Fra queste merci non potevano mancare le perle di vetro, ambite da quasi tutte le etnie africane che le avevano assimilate nella loro vita quotidiana e nei loro riti tribali, indispensabili elementi magici e apotropaici.
E’ a questo punto che Venezia diventa la capitale assoluta nella produzione e nella diffusione delle perle di vetro, monopolio che conserverà dal XVII al XX secolo.
Per far fronte alle richieste delle grandi Compagnie che commerciavano con l’Africa, l’America e il Sud Est asiatico, a Venezia le vetrerie si moltiplicarono, passando da solo ventiquattro nel 1525 a duecentocinquanta nel 1606 e la produzione raggiunse livelli impressionanti pari a diverse tonnellate di perle la settimana, quasi esclusivamente destinate all’esportazione, sviluppando oltre centomila tipologie differenti.
La collezione esposta copre l’intero percorso storico della produzione veneziana di tradizione romana e bizantina, dall’imitazione delle pietre preziose, alla scoperta della perla a strati molata (perla rosetta), alle meravigliose millefiori a mosaico.
Completano l’esposizione alcune statue lignee provenienti da differenti aree geografiche africane, ornate con perle di vetro, offerte sacre di profana bellezza.